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Panorama IICinemaRio presenta ‘Il Signore delle Formiche’ di Gianni Amelio

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Italia, anni sessanta, provincia emiliana, democrazia cristiana e pavimenti a scacchi. Tutto in ordine. O quasi. Perché a un certo punto un signore – Aldo Braibanti, drammaturgo, ex partigiano, intellettuale vero – finisce sotto processo. Accusa: plagio. Non perché avesse copiato, ma perché un ragazzo, più giovane, lo ascoltava troppo. Lo amava, pure. E l’Italia questo non sapeva dove metterlo, così l’ha messo in carcere.

Il Signore delle Formiche, di Gianni Amelio, lo racconta senza sconti né panni caldi. Nessun santino, nessun martire. Solo persone, che sbagliano, mentono, tacciono. E chi guarda, pure lui coinvolto: perché se fosse successo oggi – dicono tutti – non sarebbe andata così. Ma chi può dirlo davvero?

Il film, presentato nella rassegna Panorama IICinemaRio, è tutto tranne che didattico. C’è un processo, sì, ma non insegna nulla. Fa domande. Tipo: cos’è che fa più paura, l’amore o l’intelligenza? E perché, in certi ambienti, sembrano sempre andare insieme?

Luigi Lo Cascio dà volto a Braibanti. Fa poco, ma con precisione millimetrica. Elio Germano, che interpreta il giornalista, sembra uscito da una macchina del tempo, capelli compresi. E poi ci sono i genitori del ragazzo, che dicono ‘abbiamo fatto il possibile’ mentre firmano la richiesta per l’elettroshock.

Gianni Amelio gira come chi sa di dover chiedere scusa, ma non a nome proprio. Il suo film è sobrio, secco, doloroso. Niente redenzioni, niente violini. Solo l’eco di una vicenda che l’Italia ha preferito dimenticare. Ma che torna – in sala, oggi, dall’altra parte dell’oceano – per chiederci se siamo cambiati davvero, o solo distratti.

 

Gianni Amelio

Gianni Amelio, nato in Calabria nel 1945, è uno dei registi italiani più rigorosi e sensibili del cinema contemporaneo. Cresciuto senza il padre, emigrato in Argentina, ha trasformato l’assenza e il silenzio in una cifra narrativa: molte sue storie ruotano attorno a figure paterne complesse e a legami familiari spezzati. Dopo la laurea in filosofia, inizia il suo percorso nel mondo audiovisivo passando dalla televisione al cinema, prima come aiuto regista, poi come autore.

Esordisce nel 1982 con Colpire al Cuore, ma è con film come Porte Aperte (1990), Il Ladro di Bambini (1992) e Lamerica (1994) che si impone sulla scena internazionale. Il Ladro di Bambini vince il Grand Prix della Giuria a Cannes, mentre Porte Aperte, ispirato a Sciascia, ottiene una candidatura all’Oscar come Miglior Film Straniero. Lamerica racconta con forza e compassione l’emigrazione e il vuoto identitario post-comunista.

Nel 1998 vince il Leone d’Oro a Venezia con Così Ridevano, confermando la sua vocazione per un cinema civile, mai retorico. Seguono, tra gli altri, Le Chiavi di Casa, Il Primo Uomo (dal romanzo incompiuto di Camus) e Hammamet, con un’intensa interpretazione di Pierfrancesco Favino.

Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui David di Donatello, Nastri d’Argento, Ciak d’Oro e premi internazionali, affermandosi come autore etico e coerente, capace di raccontare l’Italia attraverso storie intime e universali.

 


 

Realizzazione:

Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro

ItalCam

Associazione ‘Il Sorpasso’

 

Collaborazione:

Pandora Filmes

Risi Film Brasil

 


 

Panorama IICinemaRio presenta ‘Il Signore delle Formiche’ di Gianni Amelio

 

Data: 6 agosto 2025

Orario: 18h30

Luogo: Teatro Itália – Av. Pres. Antônio Carlos, 40 / 4º piano – Centro, Rio de Janeiro (RJ)

Ingresso: Gratuito. Per partecipare iscriviti online su Sympla